Chi non dubita non cubita


giovedì 5 gennaio 2012

I POVERI RICCHI DI CORTINA


Io non amo la neve. Di nessun tipo. 
Ah, sì, forse quella finta che si mette sul presepio, quella mi piace.
Ma la neve vera è ghiaccia e parecchio umida. Per questo non vado a Cortina a trascorrere le vacanze di Natale.
E anche per un paio di altri trascurabili motivi che non  sto qui a elencare per non passare da miserabile.


In casa mia dicevano: "Meglio puzza' di merda che di pòero". Ed erano tutti poveri. Saggezza dei detti toscani!
Per cui me non mi ci hanno beccato a capodanno con la macchina di lusso a spendere e spandere nei locali ampezzani.
Né a incassare quello che gli altri spendevano e spandevano.


Invece un bel po' di 'poveracci' da meno di 30.000 euro lordi l'anno ce li hanno trovati. Ben 42. 
Altri 16 sotto i 50.000, poverini. 
E tra le auto di superlusso intestate a ditte ce n'erano 19 di società dichiaratesi in perdita negli ultimi due anni, e 37 che hanno dichiarato meno di 50.000 euro lordi nello stesso periodo.


Povera Cortina, come sei caduta in basso... ti sei ridotta agli impiegatucci, agli operai...
Macché operai, macché impiegatucci! Quelli c'avevano fuori delle macchine da paura. E stavano spendendo così tanto che i negozi di beni di lusso in quel giorno, sotto controllo, hanno incassato fino al 400% in più rispetto allo stesso giorno dello scorso anno.
Ma che, per caso, anche loro non avranno mica un tantinello evaso?

E' universalmente noto che tanti soldi non si fanno mai del tutto onestamente, e del resto con le tasse che ci sono la tentazione di svicolare è tanta, e la tentazione fa l'uomo ladro, si sa.
Lo hanno sempre saputo anche i nostri governanti, persino quelli di sinistra, che quando sono stati al timone della barca non hanno fatto né più né meglio dei quattrinai di destra in tema di evasione fiscale.
Ma questo è il Paese di "Fin che la barca va, lasciala andare...", grande testo di Daniele Pace (pace all'anima sua), che insieme a "Papaveri e papere" compone la tragicomica fotografia di un'Italia che non cambia mai.


Certo che l'agguato è stato proditorio (ma Prodi non l'avrebbe mai ordinato), e ha probabilmente sviato il turismo di lusso da Cortina a St. Moritz; certo che i mastini delle tasse sono gli ospiti meno graditi e più rompicoglioni che ci siano; certo che questa sta diventando una vera e propria guerra civile. Ma se continuassero a frugare nelle tasche dei furbi ricchi e lasciassero in pace i poveri bischeri, non solo potrebbero in qualche modo riabilitarsi, gli sbavanti mastini, ma incasserebbero anche tanto di più.


O prova a dirlo agli alti papaveri. 
A proposito: ho scoperto, e rispettosamente faccio notare, che il testo di "Papaveri e papere" si può cantare sulla musica di "Fratelli d'Italia". Provate:


Lo sai che i
papaveri
son alti aalti a-alti
e tu sei pi
ccoli-ina 
e tu sei pi
ccoli-ina.
Lo sai che 
i papaveri
son alti aalti al-ti.
Sei nata pa
peri-ina
che cosa ci-i  
vuo-i far?*


Mameli, mi spiace, a quanto pare non siamo più tanto pronti alla morte. 
Sarà per un'altra Italia.
Quà Quà!


Gianni Greco


* "Papaveri e papere", seconda classificata al Festival di Sanremo del 1952, fu la prima canzone di satira antipotere del dopoguerra, e riuscì a passare tra le strette maglie della censura di allora fingendosi una canzoncina stupida. Venne tradotta in 40 lingue e usata, poi, anche a fini di propaganda politica. Incidentalmente il suo testo è tutto sovrapponibile all'Inno di Mameli, compresa la strofa. Ma a questo gli autori, Rastelli, Panzeri e Mascheroni, non avevano certo pensato. Io sì, col dovuto rispetto all'Inno e a Mameli, che fu davvero pronto alla morte, dando la vita per la Patria a meno di 22 anni di età, e nemmeno ben pagato. Ma erano altri tempi.