Chi non dubita non cubita


lunedì 2 gennaio 2012

LO STATO CI ODIA

Ho molti dubbi sullo stato delle cose, sullo stato in cui siamo, sul cosiddetto stato dell'arte e sullo Stato e basta.
Tanto da arrivare alla conclusione che i cittadini italiani siano odiati dai propri governanti e dal loro fottuto sistema di gretta economia da strozzini.


Non è forse lo Stato che ci sguinzaglia dietro come cani idrofobi i prezzolati mastini di razza equitaliana?
(E chiedo scusa ai cani di ogni altra razza).
Non è forse lo Stato che permette e addirittura promuove i rincari di gas, luce, benzina, autostrade, di tutto insomma? 
A carico dell'odiato cittadino, nessuno escluso.


Il buon Napolitano continua ad affermare che tutti devono fare la loro parte, e si rivela un vero... tuttologo. 
Ma quant'è bravo. 
Quando c'è da soffrire si deve soffrire tutti, ma se c'è da godere, godono solo alcuni. 
Eh, no, eh...


Perché, Stato Italiano, vuoi male a chi ha meno? 
Togliere poco a chi ha poco è molto più che togliere molto a chi ha molto. A chi ha poco resterà pochissimo, a chi ha molto resterà più che abbastanza.
No, Giorgetto: se si ammettono le differenze sociali si deve anche agire di conseguenza: i poveracci, si sa, sono destinati ad essere umiliati, quindi, umiliamoli ancora di più esentandoli dalla gioia di contribuire.
Lasciamolo fare ai ricchi, per confermare la loro superiorità...




C'è un'altra cosa che mi frulla per il capo ultimamente, e che mi fa ribadire il concetto dell'odio di Stato nei nostri confronti.
Ed è la faccenda dei titoli. 
Titoli di testa? Titoli di coda? Titoli nobiliari? Titoli di libri, canzoni, film... Titoli di merito? No, titoli di Stato. 
E si torna sempre lì.


Questi pessimi padri-padroni che ti impongono regole stabilite da loro e ti bastonano se non le rispetti, ti danno la possibilità di mettere a frutto i tuoi risparmi: emettono titoli di Stato che, se li compri, ti fruttano un utile sotto forma di interessi.
Come sono buoni... dei veri tesori! 


I buoni del tesoro infatti sembrano un'aurea concessione al popolo. In realtà significano: dacci i soldi subito e noi ti si rendono leggermente maggiorati tra qualche anno. Ma leggermente, eh, sennò ci rimettiamo.
E quando per le solite alchimie internazionali lontane dalla gente gli interessi superano la soglia dell'elemosina questi merdoni si disperano: il sei? Cazzo è troppo. Se si arriva al sette siamo rovinati. E ti ritirano fuori la solita storia della Grecia. Il bello è che se ne fanno anche accorgere, lo dicono spudoratamente. Sembra quasi di sentirli sospirare di sollievo quando i nostri rendimenti scendono.


Eppure io mi ricordo che una volta, negli Anni '90, mica un secolo fa, si compravano BOT al 13%, e sembrava persino poco. Nessuno si lamentava in alto loco. O come mai? 
Ma sicuramente me lo sono sognato stanotte. E' quando ti svegli che inizia l'incubo.




Lo Stato ci odia, perché esulta quando i nostri interessi calano. Ci odia perché non gioisce quando i suoi figli possono godere un po' di più. Lo Stato pensa solo ai cazz... conti suoi.

Padre snaturato concubino di una maiala che si chiama Borsa, nostra perfida matrigna, la peggiore puttana del casino globale, lo Stato, come la Chiesa, ci ha affibbiato - anche lui - un bel peccato originale: noi siamo colpevoli a prescindere, colpevoli dalla nascita, colpevoli sempre e comunque, e dobbiamo soffrire.


Chiedo scusa ovviamente alle puttane. Alla Chiesa no.
Basta con i falsi colpevoli. Inchiodiamo quelli veri.


Gianni Greco